OGNINA (SR): NOTE PRELIMINARI ALL'INDAGINE DI TOPOGRAFIA MARITTIMA
relazione a cura di Elena Flavia Castagnino
L'obiettivo
di questa relazione è quello di tracciare le linee direzionali di metodo e di
intervento seguite in una indagine di ricerca integrata,
finalizzata alla ricostruzione dell' antica topografia marittima di Ognina.
Lo studio del tratto costiero è stato oggetto sotto il profilo topografico marittimo delle prime peculiari osservazioni dello studioso G. Kapitaen1 negli anni '60. Lo studioso ipotizza che il livello del mare, in rapporto alle diverse epoche, fosse stato molto più basso rispetto a quello attuale: per il neolitico da -6,50 a -4,50 m.; per la media e tarda età del Bronzo da -4,00 a -3,50 m.; per l'età Bizantina da -1,50 a -1,20 m. Anche studi successivi alle osservazioni del Kapitaen, convalidarono le ipotesi formulate dallo studioso in merito alla variazione della linea di costa (l.c.).
Questo studio è stato da me2 continuato con un diverso metodo di indagine, e dall'estate '95 si è affiancato al Progetto "Ognina 4" promosso dalla DEGUWA3 .
La
varietà tipologica dei siti sommersi individuati lungo la linea di costa sul
piano mesolitorale ed infralitorale4
nonchè nelle acque immediatamente prospicienti il sito di Ognina, ha
dato l' avvio all'indagine, che potrebbe rivelarsi un modello sperimentale per
uno studio di topografia marittima.
L'area
de qua, archeologicamente assai interessante per la presenza di
testimonianze che vanno dall'età preistorica a quella tardo-antica5, ha subito
nel tempo molti rivolgimenti, cambiando più volte la morfologia costiera,
subcostiera e dei fondali prospicienti, cambiando quindi il modus vivendi delle
popolazioni che vi si sono succedute.
In
questa fase non disponiamo ancora di risultati definitivi, ma solo di dati preliminari di una certa importanza, che
hanno comunque bisogno di ulteriori approfondimenti.
Attraverso
una analisi comparata tra dati geologici, archeologici, meteomarini, emergono
nuove linee di sviluppo per la definizione di elementi connessi alla
paleogeomorfologia costiera ai quali correlare, nel tempo, i rinvenimenti
archeologici.
I
risultati preliminari più interessanti sono quelli desumibili
dallo studio
litostratigrafico del terreno analizzato
attraverso i fenomeni geodinamici che hanno portato a sostanziali variazioni sia
del livello del mare (l.m.) che del territorio.
Fino
al Miocene superiore il 1.m. era di almeno l0 m più alto, come dimostrano le
antiche linee di costa con relative spianate di abrasione di VI Ordine leggibili
nella stratigrafia della parete rocciosa del Capo Ognina: in questa fase l'
area sottostante il Capo era dunque sommersa e l'isoletta non esisteva ancora.
Durante
il Pleistocene superiore sedimenti marini colonizzati da organismi incrostanti
si depositano nell'area dell'isolotto e nella sponda Sud del porto-canale,
definendo così un'area litologicamente costituita da depositi marini del tipo
" calcareniti di Ognina"
.
Il
livello del mare comincia quindi ad abbassarsi fino a lambire gradualmente i
limiti perimetrali della nuova formazione calcarenitica, e associandosi ad un
altro fenomeno con prevalente componente tettonica, determina l' emersione di
questa porzione di territorio .
L'area
costiera emersa è stata oggetto di parziale ricognizione: seguendo l'attuale
l.c. e la zona geologicamente costituita dalle "calcareniti", si sono
individuate cospicue tracce, spesso assai chiare ed evidenti, di intervento
antropico volto allo sfruttamento del terreno e all'utilizzo di questo a fini
pratici.
Anche
il piano infra e mesolitorale è stato indagato, ma solo parzialmente e
limitatamente ad alcuni tratti; le immersioni finalizzate a vedere quali e
quante delle evidenze archeologiche presenti sull'attuale linea di costa
avessero una continuazione sommersa o comunque presentassero elementi di
connessione con strutture sottomarine, hanno portato, in questa fase preliminare
ed ancora incompleta, alla individuazione di interessanti testimonianze.
In
particolare si è potuto constatare che:
fori circolari singoli o organizzati in sistemi8, parzialmente sezionati
dall' azione del mare si trovano sia sulla terraferma che sull'isola;
l'area della secca antistante il Capo, raggiunge batimetriche variabili comprese
tra i -3 (sotto costa) e i -5 (a ca. l00 m verso il largo) metri;
una escavazione circolare del tipo attribuibile ad una fornace per la cottura
della calce si trova a -1,30 m di profondità;
bitte di ancoraggio sono presenti nel porto-canale, insieme a quelle sull'
attuale banchina rocciosa, ad una profondità compresa tra -0,30 e -1,00 m;
alcuni dei tagli paralleli subverticali continuano sotto il 1.m.
dell'escavazione ipogeica voltata del tipo a grotticella
artificiale, già
nota9, non è possibile individuarne il piano di calpestio, per la presenza di
un crollo a -1,60 m;
sorgenti di acqua dolce o salmastra scaturiscono da anfratti
sommersi, ben evidenti dalla differenza di densità dell' acqua che
genera il termoclino.
Intanto,
pur in questa fase preliminare, le tracce raccolte ci
consentono di constatare come la fascia costiera di Ognina sia stata
intensamente sfruttata nell'antichità:
-
sotto il profilo strategico-difensivo
in età protostorica con l'insediamento
neolitico di tipo stentinelliano a cui si riferiscono i fori circolari;
-
sotto il profilo religioso durante l'età del bronzo con l' escavazione della
tomba a grotticella artificiale con evidente funzione cultuale;
-
sotto il profilo industriale
con l' impianto di fornaci per la preparazione
della calce e di cave a cielo aperto per l' estrazione della pietra da taglio
lungo le sponde N, S del porto-canale e ancora nell' area delle fornaci;
-
sotto il profilo marittimo per l'approvvigionamento idrico legato forse alle
navi che ivi facevano scalo per rifornirsi di acqua dolce o che comunque
trovavano ridosso dalle traversie dominanti in quel paraggio.
Questi
elementi, testimoni dell'attività di frequentazione e sfruttamento della fascia
costiera, sono tutti dislocati sul piano infra e mesolitorale, fortemente erosi
dall'idrodinamismo esercitato dagli agenti meteo-marini, ma comunque
individuati, almeno in questa prima fase di indagini, ad una batimetrica non
inferiore a 1,60 m sotto il 1.m..
Occorre,
a questo punto, distinguere, in via preliminare ai successivi dati di
acquisizione, i periodi storici di appartenenza delle singole tipologie di
intervento antropico riconosciute e tentare di correlare a queste il livello
marino corrispondente.
Per
l'età protostorica: la quota più bassa individuata sotto l' attuale 1.m. è
quella data dal crollo di pietre della escavazione ipogeica voltata del tipo a
grotticella posto a -1,60 m; poichè il blocco calcarenitico dell'isola si
imposta su un substrato marino di tipo sabbioso dal quale emerge con batimetrica
compresa tra i 3,50 e i 4,00 metri, da una semplice operazione di sottrazione se
ne deduce che, se il piano di calpestio della "tomba" coincideva
almeno con la linea di riva relativa all'età del Bronzo, il livello del mare
era inferiore di almeno 2,70 m.
Per
l'età greca: non sono state ancora individuate particolari evidenze
archeologiche che ci suggeriscano indizi di frequentazione rapportabili alla
1.c. del periodo; forse il sito venne in quel periodo abbandonato.
Per
l'età romana: la presenza di una escavazione circolare del tipo attribuibile ad
una fornace per la cottura della calce individuata a -1,30 m di profondità,
suggerisce che il livello del mare doveva essere almeno altrettanto più basso;
l' attività di produzione e commercio della calce si intensifica notevolmente
in età romano imperiale quando assistiamo al fiorire di una serie di piccoli
scali marittimi in località costiere utilizzate per la produzione e 1'imbarco
immediato per l'esportazione. La scelta del
Per l'età bizantina: la presenza di cave a cielo aperto per l'estrazione di blocchi in pietra calcarea riconosciute sulle sponde N, S e nell' area delle fornaci, poste quasi al limite del livello di alta marea e periodicamente ricoperte dal moto ondoso indicano in almeno 1,00 m la variazione del 1.m. rispetto all'attuale. Molto probabilmente un certo numero di questi blocchi servirono per l'edificazione della basilica bizantina, ancora completamente interrata e da studiare, che si trova sull'isolotto (la presenza di questa chiesetta bizantina, della quale non si conosce neanche l'attribuzione dedicatoria, allo stato attuale sono ben visibili solo i muri perimetrali e parzialmente l'abside, è segnalata da Paolo Orsi6).
Questi, i dati di una indagine che è ancora a una fase
preliminare, che necessita di ulteriori approfondimenti e che vuole essere
soltanto un suggerimento metodologico oltre che un auspicio a continuare le
ricerche con gli avanzati sistemi di prospezione geofisica che la DEGUWA3 sta
mettendo a punto.
Ognina, cenni di storia. |
1) G. Kapitaen, Perlustrazioni sottomarine sulla topografia originaria e la situazione portuale dell'abitato preistorico di Ognina (relazione preliminare 1969), in Sicilia Archeologica, XI, 1970, pp. 43-56. |
2)
Elena Flavia
Castagnino, questa sua relazione è stata comunicata in occasione della XI Rassegna di Archeologia
subacquea tenutasi a Giardini-Naxos il 4-6 ottobre 1996. |
3) H. Günter Martin, Ognina 4, Vorlaufiger Grabungsbericht, in DEGUWA Rundbrief, X, 1995, pp. 13-23. Una relazione dettagliata sulle finalità ed i sistemi di ricerca è stata presentata da Hanz Günter Martin alla X Rassegna di Archeologia Subacquea tenutasi a Giardini Naxos nell'ottobre 1995. |
4) Per piano mesolitorale si intende la zona interditale periodicamente scoperta dal mare secondo la marea o in maniera aperiodica dal moto ondoso; per piano infralitorale si intende la parte superiore della fascia marina compresa tra la linea di bassa marea ed i primi metri di profondità. |
5) Bernabo' Brea, Abitato neolitico ed insediamento dell'età del bronzo nell'isola di Ognina (Siracusa) ed i rapporti fra Sicilia e Malta dal XVI al XIII sec. a.C., in Kokalos, XII, 1966, pp. 40-69. |
6) Paolo Orsi, Nuove chiese bizantine nel territorio di Siracusa, in Byzantinische Zetschrift, VII, 1899, pp. 613-626. |